Sussana Agnelli
Vengo al sodo. L’altra sera, stanca com’ero, mi addormentai sopra le lenzuola con indosso solo la camicetta e per mutanda cinque gocce di Chanel. Mio marito decise di indire una festa in onore delle gocce. Prese la rincorsa per tutto il corridoio e al varco della porta della camera da letto spiccò un balzo per zomparmi addosso. Solo che in quel momento mi girai dall’altra parte, lui rimbalzò sul materasso e si andò a conficcare di culo sulla controsoffittatura del solaio. L’impatto fu così violento, che dopo un po’ crollò l’intero soffitto. Mio marito andò a schiatarsi sul pavimento, poi gli cadde addosso la poltrona della signora Paoletti del piano di sopra, con sopra la signora Paoletti. Lei si incazzò perché le interrompemmo la sua fiction preferita. Ebbra di rabbia, la dolce vecchietta caricò mio marito sulle spalle e lo gettò giù dalla finestra. Proprio in quell’istante il manto stradale si aprì per una voragine causata da una grotta carsica, finora ignota. Atterrò su un laghetto. La corrente di una falda sotterranea lo trascinò via. Da allora è disperso. Io voglio assolutamente ritrovarlo ma non so come fare. Sussana mi dià un consiglio.
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Ammesso e non concesso che suo marito non sia decesso, può provare a localizzarlo contaminando con l’acido muriatico le falde della città e seguire il suo grido di dolore per il bruciore. Può finanziare le operazioni di recupero rivendendo il brevetto delle molle del suo materasso alla Nasa. Si faccia aiutare dalla signora Paoletti e le chieda con quale salsa condisce il semolino. Poi mi riferisca che cosa le ha detto.