Sussana Agnelli
Cara Sussana, mi chiamo Francesco, ho quarant’anni, sono un impiegato parastatale e vado a puttane. Tutto cominciò per caso. Una sera accostai una povera giovincella che mi pareva in difficoltà. “Posso salire?” mi chiese. “Sì, certo” risposi. Arrivati vicini ad uno spiazzo, “Puoi accostare qui” mi disse. “Sì, certo” risposi. “Allora, la vuoi tirar giù o no, la patta” mi disse. “Sì… c…certo” risposi. All’improvviso mi parve fosse diventata un angelo. La guardavo mentre articolava le fauci intenta a svergarmi il pinnacolo, e pensavo con meraviglia alla fortuna di aver incontrato questa signorina così generosa e altruista. “Finalmente ho trovato una madre per i miei figli” pensai. Volevo sposarla, sa io sono un tipo all’antica, credo molto nel matrimonio. La mia prima moglie ci credeva un po’ meno. Passarono minuti che mi parvero eterni. “Sono trenta euro”, alla fine mi disse. Fu l’amaro risveglio. Solo allora capii il suo mestiere. Ma ormai ero innamorato. Ci rivedemmo anche nelle sere successive. Un giorno mi presentò alcune sue amiche. Loro mi chiamarono. Io, sventurato, risposi anche a tutte loro. Da allora è passato un anno. Sono felice, ma questa felicità costa. Ho dilapidato i miei risparmi, e ho sempre bisogno di soldi. Non so come fare per andare avanti. La prego Sussana mi aiuti.
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Fossi in lei non dispererei. Si iscriva ad un sindacato e pianti un un po’ di casino. Sono sicura che non avrà difficoltà a far stornare i soldi del fondo solidale per i giovani precari per farle avere un raddoppio di stipendio. Anzi se agisce bene all’interno del sindacato, riuscirà a convincerlo a dare l’ok a qualche altro pacchetto di riforme neoliberiste, e potrà contare sull’ingresso di un sacco di nuove belle giovani costrette a prostituirsi per tirare a campare.