Sussana Agnelli
Leggo sempre la sua rubrica. In fin dei conti è sempre meglio che andare al parco ad avvelenare scoiattoli. L’altro giorno volevo festeggiare con una bella cenetta la promozione di mio marito: sa, a causa delle nuove mansioni dovrà stare di più in ufficio e io avrò più tempo libero da passare con il mio amante: il suo capo. Sono andata dal macellaio. Avevo intenzione di acquistare della Lonza per fare un Roast beef. “Vorrei due fette di Lonza prego” dissi. “Lombata?” rispose il macellaio. “No Lonza… Sottofiletto… la chiami come vuole”. “Sì Lombata… Scorsa… Scorzetta…”. “Lonzaaaa, ho detto Lonza”. “Il Biffo!”. “Ma cos’ha, subbappaltato i padiglioni auricolari? Voglio della Lonza, la Lonza, come devo dirlo: Lonza…”. “Sì la Trinca…”. “Senta avvinazzato ci sarà lei, vabbe’ lasci perdere, mi dia del Matamà”. “Braciola di sottospalla!”. “Lei si droga vero? A me può dirlo sa… ho detto vorrei del Matamà, M-a-t-a-m-à: il Rosciale”. “Sì la Fracosta, e io che ho detto”. “Senta, se non la smette le sfratto la minchia, ce l’ha della Fesa e così non se ne parla più”. “Coscia o Natica?”. “Ma brutto porco, vaffanculo”. Non ci vidi più, presi e me ne andai. Ho rinviato la cena. Ora non so cosa fare come secondo. La prego Sussana, mi aiuti lei.
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Può andare a recuperare al parco qualcuno degli scoiattoli avvelenati, bollirlo, spellarlo, affettarlo e condirlo con salsa tonnata. Potrà far credere a suo marito che si tratta di vitello; anche se al primo boccone correrà comunque in bagno a vomitare, quando si chiederà il perchè di questi conati, lei potrà dare la colpa al governo Prodi. Funziona sempre.